Project Description

L’idea è di Matteo Ferroni, architetto di Perugia.
Si parte dal telaio di una vecchia bicicletta, “un oggetto perfetto, per questo così diffuso nel mondo”, spiega Matteo, a cui vengono aggiunti tubi idraulici, cavi del telefono, una batteria di moto ricaricata con i pannelli solari e una testa di alluminio dentro cui viene inserito il modulo-led, unico componente importato dall’Italia insieme allo stampo di plastica della testa. La fabbricazione avviene a Ségou, capoluogo della regione, o nelle cittadine più vicine ai villaggi. Il progetto si chiama “Foroba Yelen” (“luce comunitaria” in bambarà, la lingua più diffusa del Mali).
“In realtà portando la luce volevo anche proteggere l’oscurità” afferma l’architetto-antropologo che ha vissuto mesi immerso nella realtà e nell’oscurità profonda dei villaggi maliani. Un esempio su tutti: le misure del rettangolo di luce prodotto dal lampione ricalcano quelle dell’ombra degli alberi sotto cui si raggruppano durante il giorno gli abitanti dei villaggi. Ecco dunque che l’ombra dell’albero, “spazio di vita del gruppo, quindi spazio sociale”, di notte si trasforma in luce e, sorprendentemente secondo Matteo, “tutti decidono di rimanere nel buio. Entra nella bolla di luce solo chi deve svolgere un’attività, mentre gli altri preferiscono starne fuori”.
Oggi sono venti i villaggi che hanno installato le lampade di Matteo.
E la luce fu!

(Fonte: cacaonline)

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