Muscoli e cervello

Il mal di schiena, il torcicollo e molto altro

Il lavoro posturale, con una serie di esercizi volti a ristabilire l’equilibrio muscolare, è un ottimo strumento sia per la terapia, sia per la prevenzione di una moltitudine di disturbi. Consente infatti di risolvere i dolori di schiena, collo, spalle, ma anche cefalee, colon irritabile, dolori mestruali, disturbi respiratori, ansia. In ottica preventiva, inoltre, consente di prevenire le attitudini posturali sbilanciate che invariabilmente evolvono nelle patologie sopra elencate.
Attraverso il lavoro individuale di ribilanciamento, imparando una serie di movimenti, si notano presto miglioramenti della postura e un maggiore controllo del corpo. Tutto ciò agisce direttamente su rigidità e dolori, educando al contempo il proprio corpo ad assumere le posture corrette nella quotidianità. È un tipo di lavoro utile e adatto ad ogni fascia d’età.

 

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Per approfondire

  • L’inquadramento diagnostico e la riprogrammazione posturale
    Sarebbe auspicabile che nel bagaglio culturale del terapeuta entrasse anche la attenzione posturale: un sapiente colpo d’ occhio potrebbe fornire un immediato inquadramento diagnostico ed evitare inutili peregrinazioni tra laboratori di analisi e centri di radiologia, nonché fornire i mezzi per evitare che un disturbo banale, tenuto a bada con sintomatici, evolva “ineluttabilmente” verso il danno cronico – cioè molto più grave.I metodi di lavoro posturale sono svariati, così come gli ambiti di applicazione e i tempi di risposta dell’organismo. Il settore più rapidamente influenzato è quello motorio, con miglioramento soggettivo a volte già dopo la prima seduta. Per arrivare a modificare le situazioni più profonde occorre che l’atteggiamento posturale, cioè in sostanza la cattiva abitudine acquisita dal muscolo, venga corretto dall’esercizio, quindi con tempi decisamente più lunghi. In ogni caso l’importante non è arrivare a correggere la struttura danneggiata, impresa ovviamente titanica, bensì interrompere la funzione perversa e consentire ai circuiti autoregolativi di riprendere il controllo.Non è sbagliato affermare che questi metodi “non curano nulla”, bensì si limitano a rimuovere gli stimoli disturbanti, permettendo alla natura di riprendere il suo corso. Ma seguiamo il criterio teorico: che motivo di logoramento precoce dovrebbe mai avere un’articolazione quando i muscoli che la governano funzionano bene? E allora, se è stata lesionata dal cattivo utilizzo, perché mai la riprogrammazione posturale in buon utilizzo non dovrebbe essere in grado di riplasmarla secondo i canoni di natura?
  • Il lavoro biomeccanico con Noosoma
    Talvolta accade che gli schemi corporei abituali, che sono il risultato di quanto l’organismo ha imparato di sé negli anni dell’infanzia, diventino un purtroppo fedele e dannoso modello di comportamento corporeo-mentale. Il metodo Noosoma serve per apprendere come:• correggere gli acciacchi dell’homo sedentarius (torcicollo, mal di schiena, male alle ginocchia, etc.)
    • non appesantire le vene delle gambe;
    • uscire dalla stitichezza (o dai dolori mestruali);
    • non farsi travolgere dalle crisi di panico;
    Inoltre, per usare un linguaggio anche simbolico, serve a:
    • “stare a testa alta” garantendo a se stessi presenza e dignità
    • sgravare le spalle (dove facilmente noi esseri umani carichiamo la tensione) dal “peso della responsabilità”
    • “tenere i piedi per terra” (migliorando il contatto realistico con il proprio corpo) e “la testa sul collo”
    (prendendo decisioni adatte alla situazione)
    • “non rimanere mai più con il fiato sospeso” (che è la più evidente manifestazione dello stress)… e molto altro ancora, poiché l’elenco delle patologie trattabili con il lavoro posturale è praticamente illimitato. L’apprendimento posturale viene confermato dal lavoro individuale.
  • L’importanza del ribilanciamento: appunti fisiologici
    È da circa un secolo che l’occidente ha scoperto la riabilitazione posturale come metodo per intervenire sulle patologie più disparate. “Al di là della fisiokinesiterapia di impronta più strettamente ortopedica personaggi come Alexander, Bertherat, Rolf, FeldenKrais, Mézières, il mio compianto maestro di medicina Flaminio Brunelli e altri ancora – spiega il dott. Mario Frusi – hanno strutturato delle metodiche in grado di intervenire radicalmente in ambiti patologici ben diversi da quelli soltanto ortopedici. Già Alexander notava con quanta efficacia l’apprendimento di una corretta postura del capo riuscisse a migliorare il comportamento depressivo. Mancava però, ai metodi del passato, la spiegazione scientifica della loro efficacia, per comprendere la quale occorre esprimere qualche concetto di neuro-fisiologia”.La colonna vertebrale, oltre ad essere la struttura ossea portante dell’organismo, contiene il midollo spinale che è una diretta prosecuzione del cervello verso il basso; al suo interno prendono forma le fibre nervose. Negli spazi compresi tra una vertebra e l’altra fuoriescono i grandi nervi che gestiscono la sensibilità e la capacità di muovere i muscoli, nonché i piccoli e sparsi filuzzi  del cosiddetto sistema neurovegetativo, il quale controlla tutte le funzioni automatiche: oggetto del nostro interesse è soprattutto la funzione “vasoregolatoria di microcircolo”, cioè la gestione del flusso sanguigno diretto a una determinata zona, per esempio una micro-ghiandola mammaria oppure un tratto di muscolatura intestinale (anche questa non gestita dalla volontà cosciente, come accade invece per i muscoli che si aggrappano alle ossa e ci permettono il movimento).In condizioni normali il cervello emette un segnale che richiede semplicemente di essere trasmesso lungo la fibra, vero e proprio cavo elettrico funzionante a microvoltaggio. Un grande nervo pinzato da un’ernia del disco scatena una patologia dolorosa (per esempio la sciatica) o di deficit del movimento. Quando il danno non sia così grave, ma produca soltanto una spinta disturbante sulla fibra, si avranno tutte le patologie ortopediche “minori” (non certo per chi ne è affetto ma per la gravità, almeno iniziale, del danno che comportano): dolori cervicali, cefalee muscolo-tensive, periartrite scapolo-omerale, sindrome del tunnel carpale, lombaggini e simili.Dal canto suo, la piccola fibra neurovegetativa può venire influenzata da eventi meccanici ancora meno importanti: le è sufficiente un piccolo disassamento delle vertebre, dal cui spazio intermedio fuoriesce per dirigersi verso un certo distretto corporeo. Così disturbata potrà cortocircuitare il segnale nervoso, perdendo cioè il suo ruolo di trasmettitore imparziale per diventare un produttore in proprio di messaggi potenzialmente in grado di alterare la funzione dell’organo sottoposto alla sua giurisdizione.
  • Il DIM (Difetto Intervertebrale Minore)
    Un minimo ma duraturo disassamento vertebrale (il “difetto intervertebrale minore” o DIM) è in grado di scompaginare un microcircolo (v. approfondimento precedente).Il risultato è facile da immaginare: una ghiandola, per esempio quella mammaria, ricevendo più sangue e sostanze nutrienti inizierà a produrre molto più materiale da secernere, o viceversa se il flusso di sangue anziché incrementato viene ridotto; un tratto di muscolatura intestinale potrà essere stimolato in eccesso, o al contrario inibito. Mantenendo questi esempi si potrà giungere a veri noduli mammari e a “colite” con accelerazione (o, al contrario, rallentamento) del transito intestinale, spasmi dolorosi e via dicendo.L’interesse per questo approccio ha quasi la stessa vastità della sofferenza umana: vertigini, cefalee, nodulazioni tiroidee, disturbi mestruali, danni alle articolazioni (artrosi), alterazioni della circolazione arteriosa, calcoli al fegato o ai reni… tutto questo e altro ancora può essere influenzato dai DIM.Ne deriva l’importanza di restituire all’organismo un corretto bilanciamento posturale, in modo che i segnali neurovegetativi disturbanti vengano meno. Per quanto gli effetti a lungo termine dei DIM siano difficili da misurare e quantificare, vista anche la concomitanza con troppi altri fattori incontrollabili, seguendo il criterio teorico scientifico vale la pena lavorare in modo approfondito su ciascun individuo affinché le premesse fisio-patologiche che lo riguardano possano essere indirizzate al miglior risultato possibile: la condizione di naturale benessere.

Approfondimenti video

Postura:

Collo e testa:

Disequilibrio:

Per saperne di più

rieducazione posturale

Trovi altri spunti e approfondimenti sulla salute e il benessere nei due libri del Dottor Frusi!

1) “La malattia ha le sue buone ragioni, ma le si può far cambiare idea”.
Un tuffo negl’inciuci che l’organismo intesse per sopravvivere e stare il meglio possibile, un viaggio nei meandri del funzionamento umano, fisico e psichico.

Copertina La malattia ha le sue buone ragioni

AUTORE
Mario Frusi

EDITORE
Edizioni Tecniche – Graphedit

Link al sito dell’editore

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2) “Star bene con poco -Teoria e pratica per il benessere quotidiano.
Una serie di rimedi pratici per molte fra le patologie che ci affliggono nella vita quotidiana.

AUTORE
Mario Frusi

EDITORE
Edizioni Tecniche – Graphedit

Disponibile anche in versione e-book multimediale!