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La questione sollevata da un lettore di Viveresostenibile viene dibattuta da tempo, e una risposta esaustiva è ardua: tenterò di offrire perlomeno qualche elemento di chiarezza. Il latte, cioè – per stessa definizione merceologica – “latte di vacca”, senza necessità di ulteriori specificazioni, contiene un quantitativo di proteine triplo rispetto a quello materno: è idoneo all’alimentazione dei vitelli, che hanno un metabolismo decisamente differente dal nostro (soprattutto se si parla di umani in età di allattamento). La caseina, proteina costituente, viene mal di- gerita dai nostri succhi intestinali e forma degli agglomerati che possono provocare disturbi anche importanti (e difficilmente riconducibili all’alimento) come dolori addominali, altera- zioni del transito fino a vere diarree, malumore, allergie, addirittura disturbi reumatologici; sol- tanto la sua esclusione dalla dieta per un certo tempo permette di chiarirne la responsabilità in questi sintomi. Le prime fasi della giornata sono regolamentate da un bioritmo di “fisiologico svelenamento” che prevedrebbe l’assunzione di alimenti dal basso impatto metabolico, come la frutta poco dolce (mele, arance, kiwi): introdurre cibi che richiedono un importante impegno digestivo comporta un accumulo di tossine, a loro volta responsabili di malesseri generali. Il mito del Calcio latteo, necessario per garantire a tutte le età l’impalcatura portante, non regge a fronte della constatazione che diete vegane equilibrate NON comportano nessun calo di massa ossea. Esistono però anche ricerche recenti che dimostrano dei benefici: effetti antinfiammatori in individui sovrappeso e affetti dalla cosiddetta “sindrome metabolica”, riduzione del rischio di diabete in donne in menopausa, possibile protezione dal rischio cardio-vascolare (a patto che il latte NON sia accompagnato, durante il resto della giornata, da formaggi), prevenzione di ipertensione e di obesità adolescenziale…

Mi rendo conto che, a seguito di questo artico- lo, le perplessità possono aumentare e pertanto cerco di esprimere un pensiero conclusivo. In linea generale l’alimentazione a pochi o pochissimi apporti animali viene considerata più salutare; ma se un soggetto sta bene con la sua tazza di latte a colazione io, in quanto medico che da sempre si occupa di nutrizione, non mi sentirei di proibirglielo. Certo, promuoverei con molto calore un cambiamento alimentare in qualunque individuo che mostri segni di malessere, di qualunque tipo.

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Fonte: rubrica del Dr Frusi su viveresostebile di Maggio – Giugno 2016.